Saturday, July 24, 2010

San Salvador de Jujuy (7-8.7.2010)







San Salvador de Jujuy, o semplicemente Jujuy, è la capitale della provincia estrema del nord ovest argentino. Avendo visto Salta, Jujuy non ha costituito una grande attrattiva per me. La sua struttura è assai simile a Salta, ed i suoi edifici più caratteristici sono tipici dell'architettura coloniale. Tuttavia, la città ha subito, più che Salta, la “modernizzazione”, fatta di cemento e mattoni, con fabbricati cubici degni della peggiore edilizia speculativa. Così, l'anima coloniale di Jujuy è assai più imbastardita di quella della “bella” Salta. Però, presenta aspetti socio-urbanistici più rilevanti di Salta. Mentre i quartieri poveri di Salta sono in parte mimetizzati nella sua struttura urbana, ed in parte più lontani dal centro, Jujuy mostra una città di sopra ed una di sotto. Il centro si trova tra due fiumi, ed ha un'intensa attività commerciale, con strade affollate, vecchi edifici coloniali modificati per far spazio a negozi soprattutto di elettronica e abbigliamento, con orribili insegne commerciali che spesso mascherano il carattere originario delle architetture e le loro semplici ma efficaci decorazioni a stucco. Sotto il centro, e più vicino ai margini del fiume, sono invece i quartieri poveri della città, dove prevalentemente si affolla una popolazione india o meticcia.
Jujuy, però, ha riservato anche altre sorprese. L'antico cabildo della città, il principale edificio pubblico in stile coloniale e costruito in adobe (mattoni di fango seccati al sole), è ora la sede di una caserma della polizia, con annessa scuola di polizia. In Italia potrebbe essere impensabile visitare un edificio, sia pure storico, in uso ad un corpo di polizia. Qui, invece, è stato anche aperto un museo. La cosa, tuttavia, più sorprendente per me, è avvenuta quando, visto che il museo era chiuso per la pausa pranzo, ho cominciato ad infilarmi nella scuola di polizia. Mi sono imbattuto per caso nel giovane direttore, e questi mi ha invitato a fare un giro della scuola. Poi mi ha affidato ad un suo collaboratore che mi spiega come le reclute vengono addestrate, e i funzionari più anziani aggiornati o preparati al cambio di grado. Infine, tornato verso l'ufficio direttivo, il direttore mi presenta Inma, una delle insegnanti della scuola (moltissime donne sono sia funzionari che poliziotti di quartiere), che mi spiega dell'importanza che viene attribuita nei corsi alla prevenzione del crimine, piuttosto che alla repressione, anche se mi dice che la crisi argentina ha senz'altro prodotto un incremento della microcriminalità. Insomma, come visitante casuale, mi viene offerto un tour breve ma assai istruttivo. Al termine Inma mi saluta all'argentina, con un bacio sulla guancia, ed io raddoppio, con la scusa che in Spagna ed Italia, si usa baciare le due guance.
Le esperienze di Jujuy, sia pure in una brevissima permanenza, sono state tante. Anche questa volta ho voluto fare quella gastronomica. Questo è stato il turno della parrillada. La parrillada non è tipica del solo nord, ma di tutto il paese. Tuttavia, non avendo avuto né l'occasione né la forza di sottopormi ad un'intensa somministrazione di proteine, ho deciso di rinviarlo a Jujuy, dopo mezza giornata di digiuno preparatorio. Perché il problema della parrillada è l'indeterminatezza del numero delle portate, che solitamente è cospicuo. Consiste in un pranzo o una cena (cena nel mio caso), tutto a base di diversi tipi di carne arrosto. Ho così spaziato dalle costolette alle bistecche di maiale, quindi diversi tipi di carne bovina, incluso il tenerissimo “vacio”, diversi tipi di chorizo e morcilla, fatti sia con carne bovina che suina... insomma alla settima portata ho dovuto dire basta. Era davvero troppo per le mie capacità digestive... però ho ricevuto dal cameriere una buona lezione dell'anatomia degli animali che andavo mangiando. Un po' macabro, ma istruttivo (...e anche gustoso, bisogna ammettere).
La mia visita di Jujuy finisce alle terme des Reyes, una sorgente di acqua calda. Più che il bagno nella piscina scoperta, con l'acqua calda, nel pieno inverno argentino a 1500 metri di altitudine, sono i tanti incontri che si fanno per il cammino e nell'acqua. Dall'infermiera Sonia, che mi parla del suo lavoro di strumentista in un'ospedale di Jujuy, ad una coppia di artigiani un po' hippies. Sembra che l'aria del nord stimoli i rapporti interpersonali... o forse è più semplicemente il potere disinibitorio del viaggiare. Dovrei scrivere un lungo post su tutti gli incontri più o meno occasionali ed improbabili, brevi ed intensi, ma questo adesso prenderebbe troppo tempo. Solo, mi accorgo, dopo tanto tempo, che nel viaggio è più facile aprirsi agli altri ed ascoltare le loro storie.

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