Saturday, July 24, 2010

Puerto Madryn – Salta (3-5.7.2010)







Questo è un autentico atto di masochismo a lunga distanza, ma va fatto. Il viaggio da Puerto Madryn a Salta copre una distanza di circa 2300 km, che si traduce in due giorni non-stop di autobus. La compagnia con cui viaggio si chiama Andesmar, ed ha autobus a due piani con due tipi di sedili: quelli letto (cama) con poltrone ultrareclinabili e poggiapiedi quasi orizzontali, disponibili sul livello inferiore dell'automezzo; quelli semicama (semi letto) assai meno reclinabili e con cuscino poggiapiedi pressocché verticale nel livello superiore. Naturalmente tutti i posti cama sono già finiti, ma il bigliettaio riesce ad assegnarmi un semicama vicino al finestrino, che dal primo piano del pullman almeno mi garantisce la possibilità di buona vista. Il pullman arriva a Madryn con qualche ora di ritardo, ma poco male. I ritardi sono fisiologici e l'importante è arrivare. Appena salgo faccio la prima esperienza con la televisione forzata. Che uno voglia o non voglia deve vedere per forza il film, che viene somministrato a tutto volume dagli altoparlanti del pullman, un po' come il processo di ricondizionamento in Arancia Meccanica. Stanotte è un film (già iniziato) sugli zombi (forse proprio Zombies). E dopo essermi sistemato, e aver salutato le luci di Puerto Madryn, comprendo che c'è una diretta relazione tra film e cibo. Ogni volta che viene proiettato un film, viene somministrato cibo (incluso nel prezzo del biglietto). Così nel corso del viaggio divento come il cane di Pavlov: ogni volta che accendono la tele comincio a salivare per l'appetito. Stasera è una cena calda, a base di riso, purè ed una specie di spezzatino, più formaggio, prosciutto ed un dolcetto di latte. Bisogna ammettere che la qualità è superiore a quella di qualsiasi aviolinea. La somministrazione di cibo è anch'essa in qualche modo forzata. Perché il pullman non conosce soste, e chi ha bisogni urgenti può scendere al piano di sotto e servirsi della ritirata chimica, un'esperienza da horror film, peggio di Zombies. Così, il mattino dopo, mentre davanti ai miei occhi scorre al lato la Pampa, in una suggestiva impressionistica nebbia, ecco la somministrazione di un western che anticipa la colazione. Solo a Santa Rosa ci è concesso di scendere per pochi minuti, sgranchirci le gambe ed usare i bagni (anche questi, ahimè, poco raccomandabili... ma il bisogno è bisogno... in tutti i sensi).
Il viaggio procede inesorabile attraverso la Pampa. Nel corso del giorno, alla nebbia si sostituisce un sole caldo e intenso, i colori si intensificano, e le vacche che scorrevano incerte ed umbratili al mattino, adesso brucano allegramente in una distesa giallo-verde. Ma l'atmosfera bucolico-pastorale dura poco: ecco avvicinarsi l'ora del pranzo, ossia l'ora del film. Visione obbligata di film americano doppiato in castigliano e con sottotitoli in inglese per chi non capisse bene. In un impeto di ribellione, mangio i panini che mi hanno somministrato guardando fuori dal finestrino.
Ovviamente, stesso procedimento per il tè, cioè film più tè, ma con una variante: terminato il film (ed il tè) ci viene distribuita una cartellina con sedici numeri ed uno stecchino appuntito: bingo! Così, prigionieri del pullman, bisogna anche giocare a bingo e competere per una bottiglia di vino bianco offerta dalla compagnia di trasporti. Io, spunzono i miei numeri, e continuo a guardare la Pampa sconfinata. Naturalmente non vinco.
E finalmente ecco l'ora della cena. Lo capisco dalla somministrazione forzata del film americano di Gabriele Muccino. Fortunatamente, finisco presto il mio pasto caldo e carnivoro (siamo in Argentina!)... ormai fuori è buio e mi addormento.
Adesso, fuori, comincia il chiarore, il paesaggio è ormai cambiato. Non più la sconfinata pianura della Pampa, ma le vallate che si infilano tra altissime montagne. Finalmente le Ande. Mi attende la somministrazione dell'ultimo film e dell'ultima colazione rodabile... poi tra le alte montagne, a 1200 metri d'altitudine, si apre, sotto di me la vista di Salta la linda (la bella), come la chiamano gli argentini. E meritatamente.

No comments:

Post a Comment